Nascosto tra i canali e i ponti del sestiere di Cannaregio, il Ghetto ebraico di Venezia rappresenta una delle mete più insolite e affascinanti che ogni visitatore dovrebbe assolutamente esplorare durante la sua visita alla Serenissima.
La zona – suddivisa in Ghetto Vecchio, Ghetto Nuovo e Ghetto Novissimo – è facilmente raggiungibile anche per gli ospiti del Camping Ca’ Savio: dall’imbarcadero di Punta Sabbioni, situato a circa 4 km dal campeggio, si può prendere la motonave diretta al Lido (linea 14). Dopo circa 20 minuti di navigazione, si scende alla fermata Lido – S.M.E. Da qui, si prosegue con la linea 5.1 o 5.2 per altri 45 minuti fino alla fermata “Guglie”. Una breve passeggiata di pochi minuti conduce poi al Ghetto.
In alternativa, dall’imbarcadero di Treporti, anch’esso a 4 km dal campeggio, è possibile imbarcarsi sulla linea 12 diretta a F.te Nove. Il viaggio dura circa un’ora, seguito da una passeggiata di 20 minuti per raggiungere la meta.
Per chi invece arriva in treno alla stazione di Venezia – Santa Lucia, il percorso è più breve: basta attraversare il Ponte delle Guglie, svoltare a sinistra e, poco dopo, il Ghetto si trova sulla destra.
Ogni itinerario offre una prospettiva unica sulla città lagunare, preparando il visitatore all’incontro con la ricca storia del Ghetto ebraico di Venezia.
La storia del Ghetto di Venezia è un racconto lungo oltre cinque secoli, intessuto di sofferenze, resilienza e rinascita.
Istituito nel 1516 dal governo della Serenissima, fu il primo ghetto al mondo, tanto che il termine stesso “ghetto” deriva proprio da questa esperienza veneziana. L’area designata per ospitare la comunità ebraica era infatti originariamente sede di fonderie, in veneziano “geti”, da cui appunto deriva il nome “ghetto”.
Ma l’arrivo degli ebrei a Venezia risale a molto prima dell’istituzione del Ghetto. La loro presenza in città è documentata fin dal X secolo, ma fu dopo la guerra della Lega di Cambrai (1508-1516) che il loro numero aumentò significativamente. A quel punto la Repubblica di Venezia, temendo l’influenza di questa comunità in crescita, decise di segregarla in un’area specifica della città.
La vita nel Ghetto era regolata da severe restrizioni: gli ebrei potevano uscirne solo di giorno per lavorare, dovevano indossare segni distintivi e rientrare prima del tramonto, quando i cancelli venivano chiusi. Nonostante queste limitazioni, la comunità ebraica riuscì a prosperare, sviluppando una ricca cultura e tradizioni uniche.
La liberazione del Ghetto avvenne nel 1797 con l’arrivo di Napoleone Bonaparte, che abbatté i cancelli e concesse agli ebrei pieni diritti di cittadinanza. Tuttavia, la libertà fu di breve durata: con il ritorno degli austriaci, molte restrizioni furono reintrodotte, anche se in forma meno rigida.
Come è tristemente noto, il periodo più buio della storia del Ghetto coincise con la Seconda Guerra Mondiale; in questo periodo, le leggi razziali del 1938 e l’occupazione nazista portarono negli anni successivi alla deportazione di quasi 300 ebrei veneziani, di cui solo 8 sopravvissero.
Dopo la guerra, il Ghetto rinacque come centro culturale ebraico, preservando la sua identità storica pur aprendosi al resto della città e al mondo.
Il Ghetto di Venezia ospita cinque sinagoghe storiche, ciascuna con caratteristiche uniche che riflettono le diverse origini delle comunità ebraiche presenti a Venezia:
Queste sinagoghe, nascoste all’interno di edifici apparentemente ordinari, sono veri e propri gioielli architettonici, testimoni della ricchezza culturale della comunità ebraica veneziana.
I banchi dei pegni rappresentavano una delle principali attività economiche permesse agli ebrei nel Ghetto.
Questi istituti di credito giocarono infatti un ruolo fondamentale nell’economia veneziana, fornendo prestiti a tassi d’interesse regolamentati dalla Repubblica. Gli ebrei erano però obbligati a praticare tassi d’interesse più bassi rispetto a quelli applicati dai prestatori cristiani; ma tale pratica, sebbene nata da restrizioni discriminatorie, finì per rendere i banchi ebraici estremamente popolari tra i veneziani di tutte le classi sociali.
Il più famoso tra questi, il Banco Rosso – il cui edificio esiste ancora oggi e può essere visitato – è situato nel Campo del Ghetto Nuovo, ed offre tutt’oggi uno sguardo unico sulla vita economica dell’epoca. I suoi interni, conservati con cura, permettono ai visitatori di immergersi nell’atmosfera di un’istituzione finanziaria del XVI secolo.
Il Museo Ebraico di Venezia, fondato nel 1953, rappresenta il cuore culturale del Ghetto moderno. Situato tra la Scuola Grande Tedesca e la Scuola Canton, il museo offre una panoramica completa sulla storia e la cultura della comunità ebraica veneziana.
Le collezioni del museo includono preziosi oggetti rituali, tessuti antichi, manoscritti e documenti storici che raccontano la vita quotidiana, le tradizioni religiose e le sfide affrontate dagli ebrei veneziani nel corso dei secoli. Particolarmente interessante è la sezione dedicata all’oreficeria rituale, che comprende oggetti di straordinaria bellezza e significato simbolico.
L’accesso al Ghetto di Venezia è libero e gratuito; tuttavia, per visitare il Museo Ebraico e altri palazzi storici tra cui alcune sinagoghe, è necessario acquistare un biglietto del costo di 12 euro per gli adulti, con riduzioni per bambini, studenti, anziani e gruppi. La visita guidata, invece, ha un costo di 15 euro per gli adulti, sempre con riduzioni per bambini, studenti, anziani e gruppi. L’acquisto del biglietto può essere effettuato direttamente in biglietteria in Campo del Ghetto Nuovo oppure on line .
Il Museo Ebraico è aperto tutti i giorni tranne il sabato e le festività ebraiche.
Il Ghetto di Venezia è un luogo ricco di peculiarità e dettagli affascinanti.
Tra le curiosità più interessanti, troviamo sicuramente il fatto che, gli edifici del Ghetto, sono tra i più alti di Venezia, raggiungendo fino a 8 piani. Questa caratteristica unica è il risultato della necessità di ospitare una popolazione in crescita in uno spazio limitato; le “case-torri” del Ghetto rappresentano infatti un esempio straordinario di adattamento architettonico alle restrizioni imposte.
Un’altra curiosità interessante è che, come sottolineato, le sinagoghe del Ghetto non sono visibili dall’esterno, essendo situate ai piani superiori degli edifici. Questa disposizione insolita era dovuta alla necessità di non attirare l’attenzione in un periodo in cui la pratica della religione ebraica era tollerata ma non incoraggiata. L’esterno anonimo nasconde infatti interni di straordinaria bellezza, creando un effetto sorpresa per chi le visita per la prima volta.
Un altro fatto poco conosciuto è che il Ghetto ha avuto un’influenza significativa sulla letteratura mondiale. William Shakespeare, per esempio, pur non avendo mai visitato Venezia, ambientò qui parte del suo “Il mercante di Venezia”, contribuendo a rendere il Ghetto un luogo iconico nell’immaginario collettivo.
Il Ghetto è anche un luogo molto consigliato per esplorare le delizie della cucina ebraico-veneziana, un affascinante connubio tra tradizioni culinarie ebraiche e ingredienti locali veneziani.
Tra le specialità da non perdere ci sono i dolci ebraici, come le orecchiette di Amman, biscotti a forma di orecchio tipici della festa di Purim, o il marzapane, preparato secondo antiche ricette. Un altro piatto emblematico è il bacalà alla vicentina, una preparazione a base di baccalà che, sebbene originaria di Vicenza, è diventata parte integrante della tradizione culinaria ebraico-veneziana.
Molti dei ristoranti e le pasticcerie del Ghetto offrono l’opportunità di assaggiare queste e altre specialità, permettendo ai visitatori di esplorare la cultura ebraica anche attraverso i sapori.
Il Ghetto di Venezia rappresenta un capitolo fondamentale nella storia non solo di Venezia, ma dell’intera diaspora ebraica. La sua visita offre infatti un’esperienza ricca e coinvolgente, che permette di comprendere meglio la complessità e la bellezza della cultura ebraica veneziana.